Per l'Islām l'esistenza degli angeli (ملاك malāk, pl. ملا ئكة, malāʾika[1]) è un atto di fede e chi nega la loro esistenza è considerato un "infedele".
Gli angeli, infiniti di numero, hanno il compito di servire Allāh (OeE), di cui sostengono il trono e di cui cantano le lodi e le adorazioni[2]; creati prima dell'uomo, sono fatti di luce[3] e hanno anche la missione di condurre gli uomini a Dio (OeE) secondo la sua volontà, avendo anche il compito di registrare le azioni umane che saranno soppesate, quando, loro stessi e su comando divino, suoneranno la tromba del Giudizio finale.
Gli angeli sono dotati di due, tre o quattro paia di ali, la differenza tra questi dipende dalla velocità con cui adempiono ai comandi divini[4]:
- « Lode al Signore, Separatore (âlFâṯiru) dei cieli e della Terra, Che si avvale di angeli quali inviati, forniti di ali a due, a tre e a quattro paia e aggiunge alla creazione ciò Egli che vuole. Certo, Dio su tutto è Potente » Corano, XXXV,1. Traduzione di Gabriele Mandel in Corano. Torino, UTET, 2006, pag.218 (434)
Tra gli angeli vengono nominati Michele, il quale compare una sola volta nel Corano II,98, indicato come ميخائيل Mikal e Gabriele, indicato come جبرئیل Gabriel, il quale è invece menzionato esplicitamente anche nella sura LXVI,4:
- « chiunque è nemico di Dio, dei Suoi angeli, dei Suoi messaggeri e di Gabriele e di Michele, allora, sì, Dio è nemico dei miscredenti » Corano (II, 98). Traduzione di Gabriele Mandel in Corano. Torino, UTET, 2006, pag.9 (16))
Gabriele è l'angelo gerarchicamente più importante, lui trasmette ai profeti la "rivelazione" divina, avendo annunciato anche a Maria (مريم Maryam) la sua maternità[5].
Altri angeli, alcuni citati nel Corano altri attestati nella tradizione successiva, sono: Isrāfīl (إسرافيل), l'angelo della fine del Mondo[6]; ʿIzrāʾīl (عزرائيل), l'angelo della morte[7]; Riḍwān (رضوان), il guardiano (ḵẖāzin) del paradiso[8]; Mālik (مالك) il guardiano (ḵẖāzin) dell'inferno[9]:
- « Grideranno: "O Mālik! Il tuo Signore ci finisca!" Dirà: "Certo siete qui per sempre!" » Corano (XLIII, 77). Traduzione di Gabriele Mandel in Corano. Torino, UTET, 2006, pag. 249 (496))
Due angeli particolari, Munkar e Nakīr (منكر و نكير), sono preposti ad un "interrogatorio" dei defunti, una volta deposti nella tomba. Le domande essenziali riguardano l'appartenenza o meno all'Islam ("chi è il tuo Dio?", "chi è il tuo Profeta?"). E nel caso che le risposte condannino il defunto, Munkar e Nakīr lo percuotono violentemente cominciando a somministrargli in anticipo, già nella tomba, la condanna che verrà comminata dopo il giorno del giudizio. Questa dottrina e questi due angeli non sono tuttavia mai esplicitamente menzionati nel Corano appartenendo piuttosto alle credenze sulle dottrine trasmesse per testimonianza orale (samʿiyyāt) e basate sull'interpretazione implicita dei versi del Corano [XIV, 27 (32); XL, 40 (49); LXXI, 25] e sull'esplicita tradizione esegetica (ad es. al-Taftāzānī Commentario sul al-Nasafī ʿAḳaʾid Cairo, 1321, CIX).
Altri due angeli, questi menzionati nella II sura del Corano Harut e Marut (هاروت وماروت) riflettono le idee angelologiche zoroastriane[10] e insegnano le arti magiche agli uomini, avendo peraltro deciso di rimanere sulla Terra per amore di una donna[11]:
- « Ed essi seguirono ciò che i diavoli raccontano sul regno di Salomone. Ma Salomone ha sempre creduto, e i diavoli non hanno creduto: insegnano alle genti la magia e quel che è stato rivelato agli angeli Hârût e Mârût a Bâbil. Ma questi non insegnavano qualcosa a qualcuno se prima non avevano detto: "Questo solo: noi siamo solo una tentazione. Non essere dunque miscredente." Poi le genti impararono da loro come creare la divisione fra uomo e sua moglie. Con ciò essi non sono in grado di far del male a chicchessia se non col permesso di Dio. E imparano ciò che fa loro del male senza far loro alcun bene. Ciò che sanno è sicuramente che colui che s'acquistò ciò, per lui nessuna parte nell'aldilà. In effetti hanno escogitato un cattivo affare per le loro anime. Ah, se avessero saputo! » Corano II,102. Traduzione di Gabriele Mandel in Corano. Torino, UTET, 2006, pag.9 (16))
Il Corano distingue altre due specie di esseri spirituali con funzioni e caratteristiche diverse dagli angeli: i jinn (جني, simili ai "geni" della tradizione europea) e i diavoli (إبليس; anche shayāṭīn شياطين). A differenza degli angeli che hanno natura di "luce", i jinn[12] e gli shayāṭīn hanno sostanza di fuoco. Tali esseri spirituali si differenziano inoltre per l'atteggiamento nei confronti dell'uomo: gli angeli del Corano non differiscono da quelli menzionati nei testi dell'Ebraismo e del Cristianesimo, mentre i jinn hanno una funzione ambigua, dividendosi in un gruppo (maggioritario) più o meno nettamente ostile all'uomo e in un gruppo (minoritario) a lui benevolo, capace di proteggere luoghi e persone.
Tra questi ultimi si ricordano i qarīn (قرين), due esseri invisibili - uno miscredente e uno credente - che agiscono da "spiriti custodi" (Muhammad -pbsl- si dice avesse convertito il suo che era miscredente, rendendolo anch'esso spirito positivo)[13]. Caratteristica infatti dei jinn è di poter essere musulmani (e quindi benevoli) o non musulmani (e quindi ostili all'uomo).
Note[]
- ↑ Derivato dal semitico Nordoccidentale, così l'ugaritico mlʾk, l'aramaico malʾak e l'ebraico malʾakh. Cfr. anche The Encyclopedia of Islam vol.6. Leiden, Brill, 1991, pag.216
- ↑ Andra Piras. Op.cit.; anche Paolo Branca Angeli in Dizionario dell'Islam (a cura di Massimo Campanini. Milano, Rizzoli, 2005, pag.36
- ↑ Paolo Branca. Op.cit..
- ↑ Andrea Piras. Op.cit. pag.46
- ↑ Paolo Branca. Op.cit..
- ↑ Il suo nome non compare nel Corano ma è attestato nella tradizione successiva.
- ↑ Il suo nome non compare nel Corano ma è attestato nella tradizione successiva. Nella letteratura europea è riportato anche come ʿAzriāl. È uno dei quattro arcangeli insieme a Isrāfīl, Mīḵẖʾail e
- ↑ Il suo nome è assente dal Corano e dalle prime opere esegetiche; probabilmente è la personificazione del significato stesso di riḍwān=favore di Allāh: cfr. a tal proposito e ad esempio Corano III, 15.
- ↑ Corano XLIII, 77
- ↑ Andrea Piras. Op.cit. pag.46
- ↑ Paolo Branca Angeli in Dizionario dell'Islam (a cura di Massimo Campanini. Milano, Rizzoli, 2005, pagg. 35-6
- ↑ Corano XV, 26-7.
- ↑ Shiblī, Ākām al-murjān fī aḥkām al-jānn, ed. dello Shaykh Qāsim al-Šammā‘ī al-Rifā‘ī, Beirut, Dār al-Qalam, 1988, cap. X.