Enciclopedia della Sunna Wiki
Iscriviti
Advertisement
« Non c'è costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dall'errore. Chi dunque rifiuta l'idolo e crede in Allah, si aggrappa all'impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente. »

Corano, 2, 256

« Se il tuo Signore volesse, tutti coloro che sono sulla terra crederebbero. Sta a te costringerli ad essere credenti? »

Corano, 10, 99

Ridda (ردة) è un termine lingua araba che significa "apostasia dall'Islam".

La ridda, secondo le interpretazioni date dalla maggioranza degli esegeti del Corano, che si basano su una lettura dura di Cor, 4, 89, è sanzionabile con la pena di morte: questa, per essere apparentemente indicata nel testo sacro, è definita "hadd" (nel senso che Dio -OeE- impone un "limite" all'operato umano). Altre pene che per lo più sono considerate meritevoli di morte sono l'omicidio di un musulmano e l'adulterio conclamato (con donne sposate o libere non concubine o schiave o prostitute). L'apostata (murtadd) tradizionalmente quindi, una volta catturato, avrebbe di fronte a sé la scelta tra la morte e il pentimento con ritorno alla fede islamica.

A mitigare la severità della sanzione del testo sacro dei musulmani sono però i diversi dispositivi di applicazione della pena elaborati dalle scuole giuridiche islamiche (madhhab, pl. madhāhib), che possono prevedere una breve reclusione "di riflessione" o anche una reclusione a tempo non determinato.[1]

Inoltre c'è un altro versetto coranico 2, 256 che invece dice chiaramente che non c'è costrizione nella religione e che quindi l'apostasia dall'Islam sia lecita e infatti moltissimi musulmani la ritengono tale. Se l'apostasia porta verso un'altra religione monoteista (Ahl al-Kitab) alcuni dicono che potrebbe portare lo stesso al paradiso, altri invece dicono che solo i musulmani andranno in paradiso. Ed Allah -OeE- ne sa di più in effetti su chi a Suo insindacabile giudizio andrà in paradiso o all'inferno, musulmani e non, ma questo c'entra col destino delle anime, non con la libertà religiosa o le condanne a morte, che sono tutt'altra cosa.

Riferimenti nel Corano[]

« Vorrebbero che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste tutti uguali. Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate. Non sceglietevi tra loro né amici, né alleati, »

Corano, 4, 89

Il Corano non asserisce esplicitamente la necessità della condanna a morte dell'apostata (apparentemente, ma con un'interpretazione erronea, ad eccezione del verso 4:89), ma afferma che Dio (in Arabo, Allah -OeE) disprezza l'apostasia. Un'interpretazione morbida e più corretta di 4:89 sarebbe che Dio preferirebbe che i musulmani non avessero amici tra i non musulmani (inteso, quelli con cui non è possibile parlare con belle maniere). Che se tornano all'Islam allora bisogna tornare ad essergli amici affettuosi. Ma che se attuano azioni di guerra nei confronti dei musulmani (li scacciano dalle loro case e/o li uccidono) allora i musulmani hanno diritto alla legittima difesa proporzionata. Vedi i versi 3:72, 3:90,16:106,4:137 e 5:54 direttamente correlati all'apostasia e che non prescrivono una punizione terrena o la morte. Sulla base di questi versi, i musulmani che credono solo nel Corano rifiutano qualsiasi sanzione civile o penale nei confronti degli apostati. La ragione principale sta nel fatto che Dio -OeE- nel santo Corano dice che gli apostati andranno all'inferno (e ciò basta come punizione, quindi non bisogna toccargli un capello) e il Corano è più importante della Sunna e si sovrappone (laddove legifera) completamente anche alla Sunna (se la Sunna dovesse dire cose diverse, e si ricorda che molti ahadith sono deboli, cioè falsi).

L'ayatollah Hossein-Ali Montazeri, un influente giurista sciita, afferma che non è improbabile che la punizione sia stata prescritta da Muhammad -pbsl- agli albori dell'Islam a causa delle cospirazioni politiche contro l'Islam e i musulmani e non soltanto per il cambiare fede o l'esprimerlo. Montazeri definisce tipi diversi di apostasia, tuttavia insiste nel prescrivere la pena capitale per un apostata che mostri ostilità verso la comunità musulmana.[2] Ciononostante, la maggioranza dei giuristi islamici è concorde sulla necessità di seguire comunque l'esempio del profeta, in mancanza di chiare istruzioni riguardo a possibile eccezioni.

Di fatto, molte nazioni islamiche adottano la pena di morte in caso di apostasia.

Riferimenti nei hadith[]

Gli hadith (l'insieme delle citazioni attribuite a Muhammad -pbsl- e i racconti della sua vita da parte di persone che affermano di esserne state testimoni oculari) includono affermazioni che studiosi musulmani, come lo shaykh Muhammad Ṣāliḥ al-Munajjid, reputano valida giustificazione per irrogare la pena di morte per apostasia. Qui sotto riportiamo soltanto quelle del Ṣaḥīḥ di Bukhari, considerate affidabili dalla grande maggioranza dei musulmani:

  • Narrato da ʿAbd Allāh: l’Inviato di Dio (pbsl) disse: “Il sangue di un musulmano che confessa che nessuno ha il diritto di essere adorato se non Allah e che io sono il Suo Inviato, non può essere sparso se non in tre casi: in caso di omicidio, nel caso in cui una persona sposata partecipi a un atto sessuale illegittimo e nel caso in cui una persona abbandoni l’Islam (apostata) e lasci [la comunità dei] musulmani” (Bukhari,9,83,17)
  • Narrato da Abū Dharr [al-Ghifārī]: Il Profeta (pbsl) disse, “Gabriele mi ha detto: ‘Chiunque fra voi seguaci muore senza aver adorato nessun altro se non Allāh, entrerà nel Paradiso (o non entrerà nel Fuoco dell’Inferno).'" Venne chiesto al Profeta: “Anche se avesse commesso atti sessuali illegittimi o ladrocinio?” Egli replicò: “Anche in quel caso.” (Bukhari,4,54,445)
  • Narrato da Abū Mūsā [al-Ashʿarī]: "Un uomo accettò l'Islam e in seguito ritornò al Giudaismo. Muʿādh b. Jabal venne e vide l'uomo assieme ad Abū Mūsā. Muʿādh chiese: "Cosa c'è che non va con questo (uomo)? Abū Mūsā rispose: "Egli ha accettato l'Islam e quindi è tornato al Giudaismo". Muʿādh replicò: "Non mi siederò a meno che non lo ucciderai (in quanto questo è) il verdetto di Allāh e del Suo Apostolo". (Bukhari,9,89,271)
  • Narrato da ʿIkrima [b. Abī Jahl]: ʿAli [b. Abī Ṭālib] bruciò alcune persone (ipocriti) e questa notizia raggiunse Ibn ʿAbbās,[3] che disse: “Se fossi stato al suo posto non li avrei bruciati, perché il Profeta ha detto: ‘Non punite (nessuno) con la Punizione di Allāh’.[4] Nessun dubbio comunque che li avrei uccisi, perché il Profeta ha detto: ‘Se qualcuno (un musulmano) abbandona la sua religione, uccidetelo’“. (Bukhari,9,84,57)

Guerra della ridda[]

Si parla di guerra della ridda nel VII secolo, volendosi riferire alle operazioni militari ordinate dal califfo Abū Bakr nel momento in cui, con la morte di Muhammad (pbsl), numerose tribù arabe che s'erano convertite, o che avevano raggiunto comunque un accordo col Profeta (pbsl), si ritennero in diritto di recuperare la loro primitiva libertà d'azione.

Diversi punti di vista[]

Non sono mancati molti studiosi e giuristi musulmani che si sono schierati contro la pena di morte per apostasia, in tempi moderni alcuni studiosi islamici, tra cui Wael Hallaq, hanno affermato che le leggi contro l'apostasia non derivavano dal Corano.[5] Gamal al-Banna,[6] Taha Jabir Alalwani,[7] Ahmad Kutty dell'Istituto islamico di Toronto[8] e Shabir Ally[9] sono contrari alla pena di morte per apostasia, citando i versetti del Corano che sostengono il libero arbitrio, e spiegando inoltre che gli hadith che parlano della pena di morte per gli apostati si riferiscono ad un periodo in cui i musulmani subivano persecuzioni da parte dai pagani, quindi lasciare la comunità musulmana significava di conseguenza schierarsi da parte dei nemici dei musulmani.[10]

Altri credono che la pena di morte può essere applicata solo quando l'apostasia è accompagnata da tentativi di "danneggiare" la comunità musulmana, respingendo la pena di morte negli altri casi. Questi includono Ahmad Shafaat, Jamal Badawi, Yusuf Estes, Javed Ahmad Ghamidi, Inayatullah Subhani e il giurista Malikita Abu al-Walid al-Baji.

Anche alcuni giuristi musulmani del Medioevo quali Ibn al-Walid al-Baji e il hanbalita Ibn Taymiyya hanno affermato che l'islam non prevede alcuna punizione terrena per gli apostati.[11]

Note[]

  1. David Santillana, Istituzioni di diritto malikita, con riferimento anche al sistema sciafiita, 2 voll., Roma, Istituto per l'Oriente, 1926.
  2. Ayatollah Montazeri: "Non tutte le conversioni sono apostasia", di Mahdi Jami, in Persiano, BBC Persian, 2 febbraio 2005, recuperato il 25 aprile 2006
  3. Altro cugino del Profeta, figlio di ʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib.
  4. L'apostasia, secondo alcune interpretazioni del Corano, sarà punita da Allah nell'Aldilà. Questo, strictu sensu, limita al solo omicidio ingiusto del musulmano l'esplicita pena, da irrogare sulla Terra, precisata dal versetto coranico «Occhio per occhio, dente per dente», di evidente derivazione biblica.
  5. Jane Dammen McAuliffe, general editor (2001). "Apostasy". In McAuliffe, Jane Dammen.
  6. El-Bahr, Sahar (2 April 2009). "http://www.webcitation.org/65QbSddSm"
  7. YouTube. 2010-07-03. Retrieved 2013-11-12
  8. WebCite query result
  9. Retrieved 2013-11-29.
  10. http://www.ahl-alquran.com/arabic/chapter.php?page_id=108 Ahl-alquran.com. Retrieved 2013-11-12.
  11. http://scholar.google.com/scholar?q=info:2og1-0ORE-gJ:scholar.google.com/&output=viewport&pg=1&hl=en

Citazioni[]

  • Template:FaTemplate:Cita web

Voci correlate[]

  • Califfo
  • Abū Bakr
  • Khālid b. al-Walīd
  • ʿIkrima b. Abī Jahl
  • Guerra della ridda
Advertisement