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Il hanafismo, ossia la scuola hanafita (ﺣﻨﻔﻴـة, ḥanafiyya), fu storicamente il primo dei quattro madhahib dell'islam sunnita (scuola giuridica) ad essere costituito verso la fine dell’VIII secolo d.C., come frutto dell’elaborazione dottrinale del suo fondatore, Abū Ḥanīfa al-Nuʿmān b. Thābit, 699-767, (ﺍﺑﻮ ﺣﻨﻴﻔـة ﺍﻟﻨﻌﻤﺎﻥ ﺍﺑﻦ ﺛﺎﺑ}) e dei suoi allievi Abū Yūsuf (m. 181/798) e Muḥammad al-Shaybānī (m. 209/805). In particolare, quest’ultimo si segnala come colui che dette il via alla codificazione e alla sistematizzazione delle norme disciplinanti i rapporti con i harbī, gli abitanti non musulmani della Dar al-harb. Il madhhab hanafita è generalmente considerato come il più liberale e tollerante dei quattro grandi principali madhahib del sunnismo. La ragione principale di ciò è che il Hanafismo predilige il ragionamento deduttivo ed analogico del giudice (qiyas). Il madhhab hanafita prevede punizioni corporali e terrene molto meno frequentemente degli altri madhahib sunniti.
L’opera attribuita ad al-Shaybānī è immensa ed è disponibile pressoché nella sua interezza, anche se sono stati avanzati forti dubbi sul fatto che egli abbia effettivamente scritto tutti i titoli attribuitigli, posto che i suoi maestri, Abū Hanīfa e Abū Yūsuf, hanno lasciato una quantità ridotta di scritti sul fiqh (sono numerosi i testi attribuiti ad Abū Yūsuf, ma pochi sono giunti fino ad oggi). Va detto, infatti, che il fiqh dei primordi si basava essenzialmente sulla trasmissione orale della conoscenza e che, con tutta probabilità, al-Shaybānī rappresenta una di quelle figure che hanno segnato il passaggio alla forma scritta.

Le caratteristiche principali di al-Shaybānī sono il rigore e la sistematicità nel metodo. Egli cerca in ogni circostanza un fondamento tradizionistico per giustificare le diverse teorie di diritto. Anche se – va detto – una delle critiche che più spesso gli è stata mossa è di non aver fatto riferimento esclusivo ai ḥadīṯ del Profeta, favorendo quelli dei Compagni (Ṣahāba).
Un’importante opera composta da al-Shaybānī, dal titolo Kitāb al-aṣl (ma nota anche come al-Mabsūṭ) costituisce uno dei punti di partenza di tutta la dottrina ḥanafita, tanto che molti dotti ḥanafiti ne ritenevano indispensabile la conoscenza a memoria, finalizzata all’ottenimento della qualifica di mujtahid. Tra le diverse opere del giurista iracheno, si segnalano, più specificamente, per le relazioni di guerra e pace, il Kitāb al-siyar al-kabīr e il Kitāb al-siyar al-saghīr. A fianco al voluminoso corpus di al-Shaybānī, va segnalato il Kitāb al-kharāfi di Abū Yūsuf, opera di carattere fiscale, scritta su commissione del califfo abbaside Hārūn al-Rashīd (766-809).

Un altro autore del periodo antico che è spesso citato dalle opere posteriori è al-Ṭaḥāwī, giurista egiziano morto nel 933. La tradizione gli attribuisce due importanti commentari, il Kitāb al-jāmiʿ al-kabīr e il Kitāb al-jāmiʿ al-ṣaghīr; vanno inoltre segnalati il testo Ikhtilāf al-fuqahāʾ e un compendio (muḫtaṣar) di diritto hanafita, ma soprattutto i formulari legali (shurūṭ) sulle transazioni, il cui genere letterario ha avuto uno sviluppo decisivo proprio grazie ad al-Ṭaḥāwī.

Fu il madhhab prevalente nell'Impero Ottomano e attualmente è il più diffuso all'interno del mondo islamico (abbracciato da circa il 30% dei musulmani), particolarmente seguito in Turchia, in Giordania, nelle regioni a est dell'Iran, Afghanistan, Pakistan, India, Bangladesh.

Bibliografia[]

  • Joseph Schacht, The Origins of Muhammadan Jurisprudence, Oxford, Clarendon Press, 1959.
  • Joseph Schacht, An Introduction to Islamic Law, Londra, Clarendon Press, 1964 (trad. ital. Introduzione al diritto musulmano, pref. di Sergio Noja Noseda, ediz. a cura di Gian Maria Piccinelli, Torino, Fondazione Agnelli, 1995).
  • Alberto Ventura, "L’Islam sunnita nel periodo classico (VII-XVI secolo)", in Islam, a cura di Giovanni Filoramo, Roma-Bari, Laterza, 2007, pp. 77-202.
  • Majid Khadduri, Islamic Law of Nations: Shaybānī’s Siyar, Baltimora, Johns Hopkins Press, 1966.
  • Nicola Melis, Trattato sulla guerra. Il Kitāb al-ğihād di Molla Hüsrev, Cagliari, Aipsa, 2002.
  • Colin Imber, Ebu’s-Su‘ud. The Islamic Legal Tradition, Edimburgo, Edinburgh University Press, 1997.

Voci correlate[]

Collegamenti esterni[]

http://www.treccani.it/enciclopedia/hanafiti/

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