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« Non inviammo alcun messaggero se non nella lingua del suo popolo, affinché li informasse. Dio svia chi vuole e guida chi vuole ed Egli è l’Eccelso, il Saggio. »

Corano 14, 4

« Siate assidui alle orazioni e all’orazione mediana e, devotamente, state ritti davanti a Dio. »

Corano 2, 238

Con il termine ṣalāt (صلاة) si intende la preghiera islamica canonica. La maggioranza dei musulmani sostiene che debba essere in arabo, una minoranza nella lingua dell'officiante, perché Dio (OeE) conosce tutte le lingue mentre l'officiante potrebbe capire solo la propria lingua. Come da sura 41, Fussilat, versetto 3: "Un Libro i cui versetti sono stati esposti chiaramente; un Corano arabo, per uomini che conoscono"; alcuni fedeli pensano che il senso sia che l'importante sia la chiarezza del messaggio e quindi se un arabo o un non arabo conoscono l'arabo è preferibile fare la salat in arabo, ma se il fedele non conosce l'arabo è preferibile fare la salat nella propria lingua che si conosce, in modo da capire "chiaramente" ciò che si dice. Questa è una delle due interpretazioni, entrambe legittime, del versetto succitato. Se Dio (OeE) avesse fatto scendere il Corano sui cinesi l'avrebbe comunicato in cinese, ma ha preferito gli arabi e l'ha fatto scendere in arabo, come il primo vangelo era in aramaico perchè in palestina si parlava l'aramaico e l'antico testamento in ebraico perchè gli ebrei parlavano ebraico. Ma secondo alcuni che i pashtun che conoscono solo il pashtun imparino a memoria formule arabe che non capiscono è proprio quello che Dio (OeE) non voleva, e che l'unica cosa importante è che chi prega sappia quel che dice e dica con cuore sincero (che Dio - OeE - sa tutte le lingue ed è l'unico che può leggere i cuori). E anzi insistere esclusivamente sull'arabo nelle Moschee di paesi non di lingua araba, ostacola invece che facilitare la penetrazione dell'Islam tra i locali, operando un freno al proselitismo (la dawa) e Dio (OeE) ne sa di più.

E questa è una delle due concezioni della preghiera, cioè che Dio (OeE) conosce tutte le lingue e che quindi sia più importante fare tutte e 5 le preghiere anche se nella propria lingua che si capisce che farne meno ma in arabo.

L'altra concezione, ugualmente fondata, è che come le formule magiche che si vedono nei film sui maghi (tipo merlino nei film su re Artù in inghilterra) anche la preghiera in arabo sia una formula rigida che attiva certe benedizioni "magiche" che l'universo (come un computer programmato da Dio -OeE- o come una domanda di ricevere dei supporti di welfare dal governo per cui bisogna compilare regolarmente il modulo) attiva solo con le precise parole in arabo e non con traduzioni in altre lingue, per cui pregare non in arabo sarebbe perfettamente inutile e una perdita di tempo [1]. Insomma secondo questa interpretazione pregare in arabo sarebbe come programmare il PC con comandi standard in inglese, che e' l'unica cosa giusta da fare perche' il PC non capisce i comandi tradotti in altra lingua. E anche su questo Dio (OeE) ne sa di più.

Per coloro che non conoscono l'arabo ma sono musulmani, consiglio di scriversi su un foglio o pdf sul cellulare la trascrizione fonetica nel proprio alfabeto dall'arabo della preghiera araba e quantomeno ogni tanto, prendendosi tutto il tempo che serve, fare una preghiera leggendo dal foglio che quindi risulterebbe particolarmente lunga nel tempo. Così dopo aver così pregato il fedele potrebbe chiedere a Dio (OeE - questa volta tranquillamente nella propria lingua) le benedizioni per se e la propria famiglia in questa vita e nell'altra, di allontanare ogni maledizione da se e dalla propria famiglia in questa vita e di essere perdonati e accolti, sè e la propria famiglia, in paradiso una volta arrivati alla fine della vita terrena. Così dovrebbe essere abbastanza sicuro che almeno quella preghiera con relativa richiesta a Dio (OeE) dovrebbe essere accettata.

Inoltre si consiglia, anche se si avesse pochissima memoria e si fosse negati per le lingue, di studiare i vocaboli arabi presenti nella prima sura la fatiha e l'ultima (o altra che si volesse usare per la preghiera) in modo da capire, non dico tutti i testi in arabo con grande conoscenza (che sarebbe bello avere ma non tutti riescono ad avere) ma almeno lo strettissimo indispensabile per capire la preghiera in arabo che si sta facendo (conoscendo solo an nas per la seconda rakaa per esempio), lo stesso dicasi per le regole grammaticali dell'arabo, strettamente pertinenti al testo della salat.

Comunque prendere esempio da altri popoli musulmani non arabi è buono per i non arabi convertiti, popoli che probabilmente hanno avuto le stesse difficoltà: si parla qui dei turchi, persiani, indiani (come i pachistani e bengalesi) e gli indonesiani, che ricordiamo sono la maggioranza del sunnismo e dello sciismo.

NB: C'è una teoria che spiegherebbe l'utilità e la necessità della preghiera 5 volte al giorno. Girerebbero per l'aria e attraverso i cervelli delle persone gli angeli e i demoni, in genere le forme di vita energetica (buoni o cattivi, alcuni li chiamano fantasmi). Per sfuggire all'attacco parassitario dei demoni bisogna fare le 5 preghiere quotidiane, pregando Dio (OeE) di essere liberati dai demoni (e quindi da depressione e disturbo ossessivo-compulsivo). Per altre religioni (come cristianesimo, buddhismo, induismo, ebraismo, ecc) vi sono tecniche analoghe (per cristianesimo pane e vino rosso, per buddhismo ed induismo la meditazione, immagino). Male non fa anche intraprendere un percorso di cura previsto dalla medicina ufficiale contro depressione e disturbo ossessivo-compulsivo, sia di tipo farmacologico che magari di assistenza psicologica, ma soprattutto assumendo nella vita quotidiana i comportamenti consigliati dai medici (e dal buon senso) come uscire, divertirsi, ecc. La teoria che spiegherebbe l'efficacia delle misure religiose (5 preghiere, eucarestia, meditazione, ecc.) sarebbe che gli spiriti buoni/angeli e gli spiriti cattivi/demoni girerebbero normalmente per l'"aria" e attraverso i cervelli e le anime e la cosa funzionerebbe come il pizzo mafioso per i commercianti. Se in un territorio la gente non paga le tasse la polizia non ha soldi e mezzi per combattere la mafia e quindi i commercianti non hanno la polizia che li difenda dal pizzo, analogamente se un musulmano non prega 5 volte al giorno, non paga con sufficienti energie dell'anima gli angeli, che quindi non li mettono nella lista di quelli da difendere dai demoni e quindi i demoni hanno via libera è possono opprimere con depressione, ecc. le persone (che quindi alla fine invece che pagare poco gli angeli finiscono per pagare tanto i demoni). Inoltre può essere che se preghiamo o meditiamo, dando un tipo di nostra energia agli angeli di Dio/Allah - OeE -, gli angeli oltre a toglierci i demoni attorno, ci diano un'altro tipo di energia che a loro non serve, ma a noi serve moltissimo (operando un operazione simile al ciclo ossigeno/anidride carbonica che c'è tra animali e piante, utile ad entrambi).

NBB: Sicuramente la preghiera e' un modo di mostrare la nostra umilta' e quindi Dio (OeE) ci puo' piu' facilmente considerare meritevoli della sua compassione, che depenna dei nostri peccati dalla lista vergata dagli angeli personali. Vi e' anche un hadth che dice che quando preghiamo testa a terra, i nostri peccati cadono dalle nostre spalle a terra.

NBBB: Inoltre nel caso per ragioni lavorative o di spossatezza fisica non si riesca a fare in tempo le 5 preghiere, vi sono due linee d'azione: 1 passato l'orario si pensa a fare solo la preghiera successiva 2 si fanno tutte e 5 le preghiere la sera. Ovviamente la più faticosa e meritevole è la seconda, anche se farle in tempo è la cosa migliore. Questo perchè c'è la teoria che detti spiriti maligni vengano proprio in specifici momenti della giornata (l'alba, il tramonto, mezzogiorno ecc.) per cui è ovvio che se è questa la ragione, bisognerebbe difendersi dagli attacchi al momento in cui arrivano, non dopo. E anche su questo Dio (OeE) ne sa di più. Comunque la preghiera, nel caso in cui non si riesca a pregare allo scoccare del richiamo, è valida anche se fatta dopo, fino a 10 minuti prima dell'inizio della successiva.

NBBBB: La preghiera dell'alba è l'unica testimoniata dagli angeli a Dio (OeE), quindi ci si assicuri di farla almeno una volta in tempo e dopo fare le proprie richieste a Dio (OeE), quelle dovrebbero essere più ascoltate di quelle fatte dopo le preghiere degli altri orari.

NBBBBB: Comunque è evidente che, anche se i musulmani dei paesi non arabofoni decidessero di iniziare a pregare nella loro lingua, anche in questo caso i musulmani arabofoni (arabi o meno) è giusto che abbiano preminenza (almeno religiosa e sicuramente devono avere i primi posti e le prime file in moschea nelle preghiere) nella umma (comunità islamica), in quanto il testo originale del santo Corano è in arabo e quindi è evidente che viene compreso meglio dagli arabofoni nella versione originale araba e non con traduzioni, che possono essere anche inconsapevolmente fuorvianti.

Preghiera obbligatoria (ṣalāt) e preghiera volontaria (duʿā)[]

La preghiera islamica è di due tipi: quella canonica - ossia legale ovvero obbligatoria che costituisce il secondo degli Arkan al-Islam - e quella volontaria (duʿāʾ), che può essere adempiuta in qualsiasi momento il musulmano lo ritenga opportuno.

Per la prima è prescritto lo stato di purità rituale (ṭahāra), come per ogni atto legale. Per la seconda ciò non è prescritto.

L'Islam esige che la ṣalāt sia adempiuta regolarmente per cinque volte nel corso dell'intero giorno (dal tramonto del sole a quello successivo), limitandosi a esortare la pratica della preghiera volontaria.

Il non adempiere alla ṣalāt costituisce un'inadempienza grave al volere divino e, come tale, comporta uno stato di peccato che per i Kharigiti o gli Almohadi era addirittura sanzionato dall'autorità pubblica.

Le cinque ṣalāt giornaliere[]

Le preghiere legali - obbligatorie per chi sia pubere, sano di corpo e di mente e non ne sia oggettivamente impedito - sono adempiute all'alba (ṣalāt al-ṣubḥ o al-fajr), a mezzogiorno (ṣalāt al-ẓuhr), al pomeriggio (ṣalāt al-ʿaṣr), al tramonto (ṣalāt al-maghrib) e di notte (ṣalāt al-ʿishà), in tempi precisi, annunziati dall'adhān, l'appello alla preghiera cioè lanciato dal muezzin (muʾadhdhin) dall'alto dei minareti. La preghiera deve essere effettuata rivolgendosi verso La Mecca, in particolare verso la Ka'ba (prima della conquista del Profeta - pbsl - della città santa nella sua predicazione imponeva che la qibla fosse la Città Santa di Gerusalemme).

La prima preghiera (ṣalāt al-ṣubḥ) prevede 2 rakʿa (unità di preghiera formata da una serie di precisi movimenti del corpo previsti dalla Legge islamica e dall'uso); la seconda (ṣalāt al-ẓuhr) ha 4 rakʿa; pure la terza (ṣalāt al-ʿaṣr) ne ha 4; la quarta (ṣalāt al-maghrib) ne ha invece 3 e l'ultima (ṣalāt al-ʿishàʾ) ne ha 4.

Ogni ṣalāt - che finisce puntualmente con il taslīm - ha precisi tempi "d'elezione" (waqt, pl. awqàt), non rispettando i quali l'atto non è valido: questi momenti sono ricordati dai minareti delle moschee per mezzo dell'appello lanciato dal muezzin:

  • La preghiera dell'alba deve essere terminata tra il momento in cui appare all'orizzonte il primo barbaglìo di luce solare e il momento in cui il disco solare sia totalmente visibile.
  • La preghiera del mezzogiorno deve essere compresa tra il momento in cui un oggetto verticale non generi alcuna sua ombra e il momento in cui tale ombra sia lunga esattamente come l'oggetto che la proietta.
  • Il periodo d'elezione della preghiera del pomeriggio comincia dal momento finale della preghiera precedente e la parte finale del giorno, quando la luminosità del cielo diminuisce, col disco solare però ancora perfettamente scorgibile.
  • La ṣalāt al-maghrib comincia da quando il sole sia del tutto scomparso all'orizzonte e la fine della residua luminosità solare (shafàq).
  • La preghiera della notte infine crea qualche discussione ma, in linea di massima, è valida se si realizzi fra la scomparsa del suddetto shafāq e l'inizio del barbaglìo solare del nuovo giorno.

Tutto ciò prevede, per sopperire alla possibile non visibilità del sole per cause atmosferiche, che vi sia qualcuno in grado di determinarne i tempi in base a calcoli scientifici ed è per questo che la misurazione del tempo ha avuto nell'Islam una notevole rilevanza, così come il corretto orientamento geografico, tanto in terra quanto in mare, con lo sviluppo ad esempio dei calcoli trigonometrici.

Per la validità della ṣalāt i requisiti obbligatori sono il preciso intento (niyya) di adempiere l'atto per le sue reali finalità devozionali, lo stato di purità rituale (ṭahāra), da conseguire con il lavacro parziale, o wuḍūʾ, o con il lavacro ntotale, o ghusl, orientando il corpo verso la qibla meccana.

Preghiere rituali[]

Tra le preghiere rituali, differenziate a seconda del numero di rakʿa, si possono annoverare:

  1. La preghiera "delle due feste" (ṣalāt al-ʿīdayn), intendendosi con questa espressione entrambe le festività religiose principali islamiche, la prima delle quali ha luogo il 10 dhū l-ḥijja, nell'ambito del ḥajj, ed è chiamata Festa del Sacrificio (ʿīd al-nahr o ʿīd al-aḍḥa), mentre la seconda è quella della "rottura del digiuno" del mese di Ramadan (detta ʿīd al-fiṭr o, in lingua turca, bayram). Tale salāt è composta da 2 rakʿa e inizia mezz'ora dopo l'alba. Per essa non si esige si faccia l'adhān da parte del muezzin (muʾadhdhin) e neppure l'iqāma, che è il secondo adhān che serve a indicare l'effettivo avvio della preghiera in moschea. La recita di brani coranici - fra cui la Sura LXXXVII, detta al-Aʿlà - e la pronuncia più volte dell'espressione "Allàhu Akbar" (takbīr) è prevista e raccomandata. Tale preghiera comporta anche una doppia khuṭba.
  2. La preghiera del witr (ṣalāt al-witr), da effettuare fra la ṣalāt al-maghrib e la ṣalāt al-ʿishāʾ. Consta di 1 rakʿa almeno o, se si vuole, di una serie indefinita di ṣalāt doppie, tale da mantenere insomma un numero dispari di rakʿa che, per lo più, giungono al numero di 3. In tale occasione si possono recitare delle invocazioni di diverso contenuto, dette qunūt, anche se sulla questione i pareri dei dotti religiosi (ʿulamāʾ ) sono discordanti.
  3. La preghiera notturna detta tahàjjud.
  4. Le preghiere specialmente dedicate alle notti di tutto il mese lunare di Ramadan.

Preghiere non obbligatorie[]

Le preghiere supererogatorie, non obbligatorie, sono:

  1. La preghiera "della paura" (ṣalāt al-khawf) - istituita nella spedizione che Muhammad (pbsl) fece a Dhāt al-Riqāʿ il 5 dell'Egira, e che un tempo si poteva fare da cavallo, senza scendere in terra e compiere gli atti preparatori della preghiera. È previsto il suo lecito adempimento quando vi sia un immediato e reale pericolo di vita, come per esempio nell'imminenza di una battaglia. È anche discusso su quante debbano essere le rakʿa da compiere, anche se la tendenza maggioritaria è di prescriverne 2.
  2. La preghiera del viaggiatore (ṣalāt al-musāfir) che prevede di limitare a 2 rakʿa l'obbligo devozionale.
  3. La preghiera "per l'eclissi" (ṣalāt al-kusūf) che non prevede adhān, iqāma e khuṭba.
  4. La preghiera per impetrare pioggia (ṣalāt al-istishqāʾ ). Di 2 rakʿa da fare collettivamente con formule speciali recitate dall'Imām della cerimonia e con due allocuzioni (khuṭba) seguite da un antichissimo rituale di girare all'esterno l'interno di un mantello, con evidente intento propiziatorio di cambiamento.
  5. La preghiera per il defunto (ṣalāt ʿalà l-mayyit o al-janāza), senza alcuna rakʿa ma con 4 takbīr.

La prassi[]

La Salat o Preghiera islamica canonica shafeita (le lievi differenze tra shafi e altre madhab si possono anche mischiare) si fa 5 volte al giorno (se si è malati o in viaggio ci sono delle facilitazioni), ad alta voce da solo, bassa in gruppo; la forma usuale per 4 rak’a è di 1 al azàn, 1 al-Istiftàh, 2 rak’a lunghi (Fatiha + An Nas) e 1 tahiyyat, 2 rak’a corti (solo con Fatiha) e 1 tahiyyat. Quando fai 3 rak’a fai i primi due rak’a lunghi, il terzo corto:

1) all'alba (ṣalāt al-ṣubḥ o al-fajr) è di 1 al azàn, 2 rak’a lunghe o corte a piacere (bassa voce), non obbligatorie, raccomandate da sunna per Muhammad (pbsl), con alla fine anche il taslìm più 1 al-Istiftàh, poi 2 rak’a lunghe obbligatorie per Dio (OeE - alta voce) e alla fine terminando con 1 tahiyyat. Si prega dal primo chiarore alla levata del sole.

2) 20 min dopo l’alba (ṣalāt al-shuruk o al-doha) non obbligatoria, 2 rak’a lunghe o corte a piacere non obbligatorie per il perdono degli eventuali errori della preghiera e poi fai i rak’a che vuoi, in numero pari (bassa voce).

3) a mezzogiorno (ṣalāt al-zuhr) è di 2 rak’a lunghe + 2 rak’a corte a piacere (bassa voce, anche in gruppo). Si prega dal sole allo zenith in avanti.

4) al pomeriggio (ṣalāt al-ʿaṣr) è di 2 rak’a lunghe + 2 rak’a corte a piacere (bassa voce, anche in gruppo)

5) al tramonto (ṣalāt al-maghrib) è di 2 rak’a lunghe + 1 rak’a corta (alta voce le prime 2, bassa la 3° rak’a). Si prega dal sole rosso al buio sopravvenuto.

6) di notte (ṣalāt al-ʿishà) è di 2 rak’a lunghe + 2 rak’a corte (alta voce le prime 2, bassa le altre 2 rak’a).

7) di notte fonda (ṣalāt al-whatr) non obbligatoria, fai 2 rak’a lunghe o corte a piacere più i rak’a che vuoi, 1 o 3 ecc in numero dispari (bassa voce).

8) se fai la veglia fai 1 rak’a, il taslim, 2 rak’a di whatr più 2, 4 (un numero pari) di rak’a di veglia più 3 rak’a (di fine whatr, poi all’alba fai il fajr).

In tempi precisi indicati da un calendario islamico, nella direzione della Mecca (al-qìblah, dall'Italia in dir. Sud-Est), in stato di purità fisica (tahara) e mentale (niyya). Ogni preghiera si può fare dall’ora indicata fino a 10 minuti prima di quella successiva. Vale anche per il fajr (preghiera dell’alba) considerando come successiva lo shuruk (non lo zuhr). Comunque se ti svegli tardi fai il fajr e se vuoi lo shuruk. Tutta la preghiera si fa a capo chino per rispetto a Dio (OeE). Prima della preghiera si mettono le mani a libro e si fanno richieste a Dio (OeE, recitate a bassa voce o pensate, chiedi il bene in questa vita e nell’altra, o solo nell’altra, mai solo i benefici in questa, meglio chiedere perdono per i tuoi peccati specifici o per quelli fatti da gente a cui tieni); le richieste sono libere a casa e il Venerdì in moschea sono richieste da sunna, operate ad alta voce dall’Imam, alternate alla declamazione degli “Amin” dell’uditorio.

Ogni rak’a è costituita (tranne che per i punti 2 e 4, perché il 2 si fa solo a casa e solo alla prima rak’a della preghiera e il 4 si fa solo alla prima rak’a della preghiera) da:

1. In piedi con le braccia lungo il corpo (i’tidàl), in silenzio.

2. Quando preghi a casa (non in moschea) e solo alla prima rak’a della preghiera, in questa posizione, a capo chino, mentalmente o a bassa voce o ad alta (a picere) recita obbligatoriamente (Fard) la chiamata alla preghiera (al azàn):

Allàhu àkbar! Allàhu àkbar! Allàhu àkbar! Allàhu àkbar! Àsh/hadu an la ilàha illa-llaàh; àsh/hadu ànna Muhàmmadan rasùlu-llàh. Hàyya ‘ala s-salàh! Hàyya ‘ala l-falàh! Allàhu àkbar! Allàhu àkbar! La ilàha illallàh.

Dio è grande! Dio è grande! Dio è grande! Dio è grande! Attesto che non c’è divinità, tranne Dio; Attesto che Muhammad è apostolo di Dio. Affrettatevi alla preghiera! Affrettatevi al successo! Dio è grande! Dio è grande! Non c’è divinità, tranne Dio.

3. Mani in alto e pronuncia del takbìr ("Allùhu akbar", ossia "Dio è Grande").

4. Mani conserte e recita (questa solo alla prima rak’a della preghiera) sottovoce della preghiera obbligatoria (Fard) l’Introduzione (al-Istiftàh):

Subhànaka Allahumma wa bihamdika, wa tabàraka ‘smuka, wa ta’àlà jadduka, wa là ilàha ghayruka!

Sia Gloria a Te, Dio! Sia lode a Te. Benedetto sia il Tuo Nome ed esaltata la Tua Maestà. E non vi è Dio all’infuori di Te!

5. Recita sottovoce della preghiera obbligatoria (Fard) la Aprente (al-Fàtiha):

Bismillàhi rRahmàni rRahìm Alhàmdu lillàhi ràbbilàlamìn arRahmàni rRahim màliki yaumiddìn. Iyyàka nà’budu wa iyyàka nasta’ìn. Ihdina ssiràta lmustaqìm siràtalladhìna an’amta ‘alàyhim ghàyrilmaghdùbi ‘alàyhim wa la ddàllìn.

In nome di Dio, il clemente, il compassionevole. La lode appartiene a Dio, signore dei mondi, il clemente, il compassionevole, re del giorno del giudizio. Te noi adoriamo e a te chiediamo aiuto. Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né degli sviati.

6. Recita sottovoce di altro brano coranico a scelta (Nafilah) di almeno 3 versetti (ayyàt): qui metto An Nas ma il fedele può metterci qualsiasi sura (completa o parziale) preferisca.

Bismillàhi rRahmàni rRahìm. Kol audo birrabi nas maliki nas Illahi nas min ciarri alwaswas al khannas aladi yoaswisso fi sodori nas mina algiinati wa nas.

In nome di Dio, il clemente, il compassionevole. Dì: “Mi rifugio nel Signore degli uomini, re degli uomini, Dio degli uomini, contro il male del sussurratore furtivo, che soffia il male nel cuore degli uomini, che venga dai demoni o dagli uomini”.

7. Inchino (rukù‘ ), da effettuare piegandosi in avanti a 90° e poggiando le mani sulle ginocchia, recitando almeno 3 volte sottovoce o a mente la formula "Subhàna Rabbi l-‘azìm! (Gloria al Signore Eccelso!).

8. Raddrizzamento del corpo (i‘tidàl) con le braccia lungo il corpo, con l'Imàm della preghiera che pronuncia la frase "Sami‘a Allah li-man hàmida" (Dio ascolta chi Lo loda) e con l'assemblea che dopo dice: "Rabbana laKa l-hamd!" (Signore nostro, a Te la lode!). In caso di preghiera singola chi prega pronuncia entrambe le frasi.

9. Prosternazione (1° sujùd). Ci si inginocchia e si pongono le mani a terra per prima e poi si poggia la fronte in terra, recitando la frase: "Subhàna Rabbi l-a‘la!" (Sia gloria all'Altissimo mio Signore!).

10. Accosciamento (julùs o qu‘ùd), sedendosi brevemente sui talloni.

11. Prosternazione (2° sujùd). Ci si inginocchia e si pongono le mani a terra per prima e poi si poggia la fronte in terra, recitando la frase: "Subhàna Rabbi l-a‘la!" (Sia gloria all'Altissimo mio Signore!).

12. Recupero della stazione eretta.

Ogni tahiyyat è costituito da:

1. Accosciamento (julùs o qu‘ùd), sedendosi brevemente sui talloni, con l’indice della mano destra fissa e alzata rispetto alla coscia.

2. Recita contemporanea sottovoce della preghiera obbligatoria (Fard) Recitazione Devozionale (at-Tashàh/hud):

Attahiyyàtu lillàhi azzakiyyàtu lillàhi wattayybàtu wa ssalawàtu lillàh. Assalàmu ‘alayka ayyuha nNabìyyu wa ràhmatullàhi wa barakàtuhu. Assalàmu ‘alàyna wa ‘ala ‘ibàdillàhi ssàlihìna. A’sh/hadu an la ilàha illa llàh wàhdahu la sharìka lahu wa àsh/hadu ànna Muhàmmadan ‘àbduhu wa rasùluhu.

Gli onori divini son dovuti a Dio, gli atti di purificazione sono fatti per Dio e le buone azioni e i riti di purificazione sono per Dio. La pace sia su di te, o Profeta, la clemenza di Dio e le Sue benedizioni. La pace su di noi e sui pii servitori di Dio. Attesto che non c’è divinità, se non Dio, il Quale non ha alcun partecipe della sua divinità e attesto che Muhammad è Suo servo e Suo apostolo.

Per terminare la preghiera, dopo l’ultimo tahiyyat, si aspetta che l’Imàm dica Assalàmu ‘alàykum wa ràhmatullàh (Su voi la pace e la clemenza di Dio) e giri a destra la testa, lo ridica e giri a sinistra la testa (questo si dice taslìm), quindi lo si fa anche noi.

Dopo le preghiere (parliamo delle sole 5 preghiere obbligatorie più le eventuali altre rak’a volontarie, prima o dopo che siano, per il perdono degli eventuali errori formali della preghiera) tradizionalmente vi è un dua’ facoltativo per poter ottenere la grazia divina. Il Profeta (pbsl) consigliò a sua figlia Fātima az-Zahrā’ (as) di recitare il seguente tasbīĥ, conosciuto come "Tasbīĥ-az-Zahrā’”, costituito da:

1. Recitare seduto in direzione della quibla, mentalmente o sottovoce 33 volte: Subĥānal-Lāh! Dio è uno e non ha soci!

2. Recitare mentalmente o sottovoce 33 volte: Allāhu Akbar! Dio è grande!

3. Recitare mentalmente o sottovoce 33 volte: Al-ĥamdulil-Lāh! Lode a Dio!

4. Recitare mentalmente o sottovoce 1 volta: La ilàha illallàh! Non c’è dio tranne Dio!

Quando si effettua la preghiera in Moschea (di solito il Venerdì), entrando bisognerebbe effettuare 2 rak’a corte mentalmente in silenzio senza al azàn e al Istiftàh, prima di mettersi a sedere. Bisogna partecipare alla prghiera congregazionale del Venerdì almeno una volta al mese. Se si sbaglia un punto della preghiera, di solito si arriva comunque alla fine e poi si rifà il punto sbagliato più due prosternazioni (sujùd). La preghiera dell'alba deve essere terminata tra il momento in cui appare all'orizzonte il primo barbaglìo di luce solare e il momento in cui il disco solare sia totalmente visibile (in pratica si fa tra il fajr e lo shuruk). Se ti svegli quando il sole è già alto, fai il fajr il più presto possibile e se vuoi lo shuruk. La ṣalāt al-maghrib comincia da quando il sole sia del tutto scomparso all'orizzonte e la fine della residua luminosità solare (shafàq). Se nel giorno non riesci a fare qualche preghiera, le puoi fare prima di quella che riesci a fare. Alla peggio le fai tutte e 5 a sera prima di andare a dormire. Se arrivi tardi alla preghiera in moschea, fai il takhbir e associati alla preghiera e falla con gli altri. Alla fine, però, non si fa il taslim e poi si fanno le rak’a che si sono perse. Le rak’a si fanno a coppie, quindi se si è fatta la 4° (per esempio), poi fai una rak’a corta e poi 2 lunghe. Se arrivi dopo l’inchino devi ripetere, prima no.

NB: E’ meglio che durante ognuna delle 5 preghiere quotidiane si tenga il capo chino e si guardi costantemente (senza chiudere gli occhi) il punto del tappeto di fronte a sé dove si appoggia la fonte (questo per rispetto nei confronti di Dio (OeE) e per mostrarGli la nostra sottomissione a Lui), quindi non bisogna guardarsi attorno. Inoltre ci si immagini, per tutta la durata della preghiera, di trovarsi alla Mecca nel cortile della Sacra Moschea con di fronte la Kaaba, con in “mezza sovrimpressione” sopra alla Kaaba una enorme poltrona barocca regale, con un’intensa luce (come una stella abbagliante del cielo) che vi sia sopra “in trono”. Così ci sembrerà di essere al cospetto di Dio (OeE) ed è consigliabile di immaginare di essere come un Suo vassallo peccatore, già irriconoscente di tanti doni ricevuti e ora pentito, contrito e arreso di fronte al suo Signore. Durante la preghiera non pregare come costretto e di malavoglia, ma al contrario prega sperando che Dio (OeE) accetti la preghiera e così ti perdoni i peccati da te commessi tra l’ultima preghiera fatta e questa che stai facendo.

Note[]

  1. Se questo è vero sbaglierebbero anche i cristiani che non pregassero in aramaico, non in greco o latino ma aramaico, che era la lingua del profeta Isa (pbsl). Idem per gli ebrei che non pregassero in ebraico ma in italiano o i buddhisti che non pregassero nella lingua che parlava Buddha. Dio (OeE) ne sa di più.

Bibliografia[]

  • Alessandro Bausani, Islam, Milano, Garzanti, 1980.
  • Alberto Ventura, "L'islām sunnita nel periodo classico (VII-XVI secolo)", in: Giovanni Filoramo (a cura di), Islam, Storia delle religioni, Roma-Bari, Laterza, 1999, alle pp. 121-130.

Voci correlate[]

Collegamenti esterni[]

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