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Gli ulema (علماء, `Ulamā, singolare `Ālim) sono i dotti musulmani di scienze religiose (‘ulùm al-diniyya). In area iranofona il termine maggiormente usato è quello di mullā o mollā che deriva dal termine arabo "mawlā", da tradurre come 'signore' o 'maestro': termine con cui ci si rivolge ai dotti musulmani.

Letteralmente il termine significa 'sapienti, dotti, saggi', ma la loro scienza non è quella delle cosiddette scienze esatte bensì quella, ritenuta dall'Islam più significante, della conoscenza della Volontà di Dio, il più delle volte difficile da penetrare.

Di conseguenza al termine non può riferirsi il filosofo (faylasuf), che ama certamente indagare con le armi del raziocinio, nel convincimento che la ragione umana possa giungere a comprendere in tutto o in parte il Mistero divino: concezione contro la quale si esprime tuttavia la stragrande maggioranza dei musulmani, che considera questo iter gnoseologico (conoscitivo) assai improbabile, se non addirittura impossibile, secondo lo stesso principio che guidò, prima della Tomistica, i teologi cristiani - tra cui Giovanni Scoto Eriugena - che affermavano l'inconoscibilità di Dio se non attraverso la grazia della rivelazione. Tale cammino gnoseologico può e deve invece avvenire (secondo i 'dotti') solo percorrendo e applicando alla lettera la Rivelazione, senza mai discostarsene in modo marcato, sia pure a livello d'interpretazione, aprendo le porte alle correnti fondamentaliste e "letteralistiche" dell'Islam.

Lo studio del Corano e della Sunna (che insieme costituiscono, sotto un profilo giuridico, la Sharì'a) forma la conoscenza della Via che Dio impone all'uomo di percorrere. Quanti si rifanno al misticismo - che, in ambito islamico, meglio sarebbe definire "esoterismo" (sufismo) - o, appunto, alla filosofia, non sarebbero quindi tecnicamente definibili ‘ulamā’.

Voci correlate[]

  • Filosofia islamica
  • Imam
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